Friday, December 22, 2006

Fucking British Airways

Chi non fa buoni propositi per Natale?!
Bene, i miei sono andati a farsi bless quando ho saputo che il mio volo per London domani e' cancelled. Non c'e' bisogno che traduca per voi. Fucking British Airways! You cunts!
Domani gran bella giornata campale... Auguri di nuovo, TRANNE che alla British.

Auguri


Ciao lettori! Parto domani, spero di non restare bloccato a Heathrow per nebbia, come mio fratello martedì...
Vi ringrazio per l'attenzione, e mi scuso per il recente silenzio...ma avevo troppe feste a cui andare!

Vi auguro Buon Natale e già che ci sono Buon Anno Nuovo. Ci risentiamo appena rimetto piede in queste terre del nord. Spero di non mancarvi troppo...

La foto di Babbo natale in vacanza è appropriata, qui in erasmus mi sono stancato tantissimo. Ho studiato tutti i giorni, praticamente ho fatto solo quello...mi ci vuole una vacanza.

Ah, per chi ci ha creduto davvero metto in lun altro fantastico weekend in Scozia, questa volta nella ridente valle del whisky di Elgin! Non barate!
Ciao a tutti, cheers, och, Merry Christmas, see you soon, tanti baciuzzi!

Saturday, December 09, 2006

L'ultimo treno dei servizi


Come richiesto. Ciao Marco Daguanno, Ciccio Daguanno, Andrea Daguanno, Fulvio Daguanno... Cheers

Thursday, December 07, 2006

Stranezze britanniche


Una breve lista di curiosità locali, commentate per voi dal vostro inviato...

Toaster: il famoso tostapane di Paperino, che lancia le fette di pane tostato invece di lasciarle dove sono. Bellino, simpatico, fa ridere i bambini, ma a volte il lancio è troppo maschio, e bisogna evitare fette di pane incandescenti che roteano come lame per la cucina... Il nostro sistema non va bene? Anche perché le fette vanno prese con le mani, non ci sono le griglie estraibili come da noi, e nel tragitto toaster-piatto ci si lascia i polpastrelli...
Rubinetti: Celeberrimi! I due rubinetti con acqua calda e fredda (meglio, ustionante e gelida), senza miscelatore, piccoli, vicinissimi al bordo del lavandino, che ci può bagnare solo la punta delle dita. In alcuni flat qui l’aqua calda esce a quasi 80 gradi, vi potete immaginare lavare i piatti che spettacolo! Però ci si può fare il tè senza bollire l’acqua prima. Comodo, no? (Grazie a Dio, la doccia ha il miscelatore...)
Spine dell’elettricità: Come si sa, qui in UK hanno prese e spine diverse da noi. Sono tripolari, con barrette di metallo invece dei nostri cilindretti (foto del mostro). Hanno un trasformatore all’interno, così se succede qcs si rompe prima la presa dell’elettrodomestico. Volendo non è una cattiva idea. Il problema è che sembrano le spine dei Flintstones: grosse, antidiluviane, non ti ci vedi un prodotto tecnologico - che so, un iPod - funzionare con quei robi... Anche perché sono quattro volte più grosse. Altra cosa, le prese vanno accese, on-off. Perché? Che ti trovi come un cretino a dubitare di saper usare un tostapane solo perché non ti sei accorto di non aver acceso la presa...
Finestre: I Britannici non sono i più abili costruttori di case della storia. E va bene. Ma la stranezza sono le finestre che non si aprono fino alla fine. Non si aprono fino a 90 gradi, ma 60-70 gradi, e si finisce con il darci sempre dentro la schiena. In alcuni flat poi la finestre si aprono solo per metà, perché un lato è sigillato. Why?
Caloriferi: Più che una stranezza, è uno spudorata caccia al risparmio. il tubo che porta l’acqua calda al calorifero non è interno alla parete, ma a vista, così che regolare il calorifero è un puro pro forma. Il tubo è sempre ustionante. Con il simpatico fresco che fa in questi giorni direi che nessuno si lamenta. Ben peggio era a settembre con la camera secca come il Sahara e a 30 gradi. Se aggiungi che qui si dorme con il piumone e non con le lenzuola a strati come le cipolle, vi lascio immaginare il calduccio...
Boiler: Qui per far bollire l’acqua non si usa la pentola sul fuoco. No! Primitivo! Bisogna mettere l’acqua nel bollitore, un aggeggetto che consuma più elettricità di una centrale nucleare e che fa bollire l’acqua. Una pentola no?
Scarpe? No! Calze...: Appena si entra in un flat o una camera qui è abitudine togliersi le scarpe. In una camera direi che vabene, ma se lo si fa anche in biblioteca, beh, c’è qcs che non va. E’ normale veder gente andare in giro in calze in biblioteca, come in infradito con questo clima. E se gli chiedi se hanno freddo, rispondono tutti tristi di sì. Amen.
Questa è solo una piccola lista. Non ho voluto entrare in differenze più generali, che altrimenti non si finisce più. Un confronto fatto bene bene mi obbligherebbe ad annoiarvi con mille altri post. Sono stato tentato per un attimo, ma per vostra fortuna ho desistito... Cheers

Wednesday, December 06, 2006

E vi diro' di piu'...

E aggiungo un'altra cosa, tanto per sfidare i miei critici: il campus stimola le aziende a farsi pubblicita' offrendo prodotti, facendosi pubblicita' indiretta.
Non e' solo una questione di spazio, ein ogni caso il campus qui ad Aberdeen non e' in centro. A piedi sono 40 minuti dal centro. Il campus deve mirare a essere autosufficiente o quasi, anche se e' un po' fuori citta' fa niente. Sempre che i mezzi lo servano bene: noi qui abbiamo un autobus che ferma diretto davanti al nostro campus. In Italia non si fa, perche' altrimenti uno accusa l'altro di sfruttare il bene comune o roba del genere...
Non arrivo a dire che il campus sia un'istituzione costantemente con il bilancio in attivo, ma alla lunga per me le universita' di qui ci guadagnano. Altrimenti non mi spiego come possano fare certi investimenti. Il campus dovra' contribuire in qualche modo...
Ah, nostalgici che non siete altro!

Monday, December 04, 2006

Torno sui campus

La storia del campus merita un approfondimento.
Accolte le proteste, vorrei sottolineare un altro aspetto, non menzionato, forse meno interessante per noi, ma utile per l'universita'.
I campus danno una marea di soldi. Offrono molti servizi, che permettono all'universita' di incassare in settori che in Italia sono appannaggio di altre istituzioni. Tutto cio' e' solo utile: significa che ci sono piu' soldi per ricerca, assunzioni, stipendi, rinnovamento delle strutture universitarie...non fa schifo tutto cio', vero? O siamo ancora all'idea che lo stato debba finanziare a "fondo perso" gli atenei?
Vi faccio un breve esempio: l'Hub, qui all'universita' di Aberdeen, e' un nuovo polo per studenti aperto nel campus, finito quest'anno e costato 12 milioni di euro. Non spiccioli. Cosa offre? Negozio di libri usato gestito dagli studenti, cafeteria, postazioni computer (con pc NUOVI...), mensa con fast food, cucina italiana e orientale, sale studio, tra poco Subway, parrucchiere...insomma, cose utili, che danno lavoro agli studenti, arricchiscono l'universita', facilitano il rapporto con l'uni.
Penso siate d'accordo con me.
Al di la' del fatto che in un campus uno possa sentirsi piu' solo che in una universita' italiana - cosa contestabilissima: rispondendoa un critico, al nord la gente beve perche' ha tre-quattro ore di sole al giorno per molti mesi, non perche' e' sola... - tutti questi servizi per me sono solo un segno di progresso e organizzazione. Io ne vedo i frutti. Cheers

Friday, December 01, 2006

Campus life-style

Scusate di nuovo il silenzio, ma ho dovuto studiare...niososa incombenza in erasmus!!
Oggi vorrei proporre una riflessione sociologica di una profondità imbarazzante, quindi preparatevi. La domanda è semplice: perché non abbiamo i campus in Italia?
Non voglio cercare il perché non li abbiamo, ma sottolineare il perché dovremmo averli. Le università anglosassoni sono strutturate in modo da facilitare il più possibile la socializzazione, la convivenza, in particolare qui ad Aberdeen, che sembra essere l’università con la più alta percentuale di stranieri in tutto il Regno Unito. Già detto così, non suona male.
Immaginatevi 1600 ragazzi tra i 17-18 e i 23-24 anni, che vivono ad al massimo 300 metri gli uni dagli altri, in appartamenti da 5-6 persone, con un pub e una sala da biliardo offerte dall’uni nell’edificio centrale. Continuate a immaginare: immaginate di avere sempre casa libera; di poter ospitare chi volete qundo e come volete; di poter andare andare a trovare qcn senza preavviso sicuri di non disturbare; di poter bussare a un flat a caso se vedi una tipa carina alla finestra e cercare di farsi aprire; di dover fare pochi passi e di trovare quasi tutte le persone che conosci in giro; di doversi fermare a salutare qcn ogni volta che metti il naso fuori di casa; di poter fare feste quando si vuole, visto che non ci sono praticamente regole per il rumore di notte; insomma, di vivere in un mondo a parte, una mini-città solo di giovani...
State immaginando? Bene, questo è il campus, e non esagero. Perché noi non ce l’abbiamo?
Non è giusto che i giovani in Italia siano costantemente e sistematicamente privati di una opportunità simile. Protestiamo! (Visto che si protesterebbe contro tutti, non vado contro il mio rifiuto di temi politici in questo blog.) Voglio i campus anche in Italia!
Anche per meri motivi pratici: come fa un povero erasmus in Italia a capire l’uni, conoscere gente, insomma ad ambientarsi senza una struttura intorno? Povero lui. Qua mi sono sentito a casa dopo due settimane...
Ma veniamo al punto speculativamente più interessante: il campus forma i giovani. Li obbliga a vivere quattro anni fuori casa, a cucinare da soli, a lavarsi i panni, a farsi la spesa. Il campus forma giovani che hanno conosciuto più gente, quindi sono cresciuti di più, hanno subito meno l’influsso dei genitori - e quindi li odiano di meno :-) -, hanno fatto molto più sesso, per il semplice fatto di avere casa libera sempre. Penso che una generazione uscita dai campus sia meglio dei nostri mammoni che fino a trent’anni sono costretti - una costrizione che diventa scelta per molti - a vivere in casa, trentenni incapaci di badare a se stessi, perché mai hanno dovuto farlo. Trentenni che continuano a fare i ventenni perché se hai sempre il papi tra i piedi non capisci che hai finito il liceo, e che vale la pena crescere un po’. Trentenni che se gli chiedi quanto costa il fumo sono espertissimi, ma se gli chiedi a che temperatura lavare le camicie ti guardano con occhi da pesce bollito. Riconoscete il tipo?Il campus va provato, almeno una volta nella vita. Non sapevo cosa mi stavo perdendo. Rimediamo subito, voglio i campus anche in Italia!