Monday, January 22, 2007

A grande richiesta: A night in Heathrow


“A piccola richiesta” vi propongo un breve resoconto del mio fantastico viaggio di ritorno in patria per le vacanze di Natale. Conscio che non ve ne freghi niente, ma il blog è mio, quindi...
Il prologo della disavventura è il ritardo accumulato da mio fratello martedì 19 dicembre durante il suo viaggio per venir su in Scozia a trovarmi. Il ritardo è stato pari a 10 ore, con, che ne so?, 4-5 voli cancellati da Londra ad Aberdeen. Il motivo? Non ci crederete, nebbia. Ma dai? A Londra c’è un clima assurdo?! Non lo sapevo, peggio ancora che non fossero preparati.
Sta di fatto che pensavo che mio fratello avesse scontato anche per me la dose di sfiga settimanale. Aggiungendo il fatto che ero quasi sicuro che la nebbia non restasse fino al 23, giorno della nostra partenza dalla Scozia, beh, non mi aspettavo problemi.
E invece... E invece scopriamo il 22 sera che il nostro volo per Londra del 23 è stato cancellato, quindi anche la coincidenza per Milano è andata. Il 23 mattinissima andiamo in aeroporto, per farci cambiare il biglietto: il nostro volo roiginario partiva da Aberdeen alle 11.45, con arrivo a Milano alle 6. Riusciamo a partire da Aberdeen alle 6, senza una coincidenza per Milano in giornata. La notte all’aeroporto di Londra era già scontata.
Non so se vi è mai capitato di “dormire” in aeroporto. Per carità, nulla che metta a repentaglio la vostra vita, ma la situazione è così assurda che è come entrare in una dimensione parallela. Arriviamo a Heathrow alle 7.30, più o meno, e cerchiamo di trovare cosa fare nelle restanti 12 ore di attesa. Ottimo consiglio è camminare pianissimo, così ogni spostamento richiede il doppio, cosa che ogni anziana persona sa molto bene. Essere affetti da “bradipismo” in queste situazioni è quanto mai conveniente: per esempio ho cercato di fare una visitina ai bagni nel tempo più lungo possibile. Camminare pianissimo stimola l’immaginazione: per un attimo ho seriamente contemplato un’idea abbastanza malata: a Heathrow ci sono dei pannelli che informano dell’ora in cui vengono lavati i bagni. Bene, l’idea geniale era aspettare per vedere se il tizio arrivava puntuale. Geniale, no? Ovviamente l’ho scartata, anche se dopo attenta considerazione. E intanto il tempo NON passa...
Arriviamo alla sala principale del terminal 1, la nostra gigantesca camera da letto, per così dire. Ci facciamo un costosissimo ma ottimo panino; di un locale, un pub, qcs di aperto in Inghilterra dopo le 10 quasi non se ne parla, quindi cerchiamo una simpatica panchina libera. Vorrei conoscere il o gli architetti delle panchina negli aeroporti, nelle stazioni, insomma, posti dove devi attendere a lungo. Delle due una: o sono tutti ex-SS, oppure sono proprio stronzi! Non c’è niente di più scomodo di una panchetta di legno, con in più i braccioli, così non ci si può neanche sdraiare. Sono sicuro che questi fachiri l’hanno fatto apposta, per punire il passeggero.
Intanto il terminal si svuota. Sembra che di notte i tipi normali diventino loschi, e quelli loschi anche alla luce del sole diventino ancora peggio. Ogni faccetta che vedevo o era inquietantissima, o era buffissima: 99% dei casi era la mia noia e la mia stanchezza a farmi vedere in modo strano gente normalissima. Ci sono passati davanti tutti i casi umani immaginabili: mamma islamica con 5 figli e bagagli, con il marito che passeggia bello tranquillo - viaggia leggero! -, ragazza bellissima che mi ha scambiato il terminal per l’inaugurazione del Just Cavalli, vecchietto che girava per il terminal in modo talmente metodico che ci hanno regolato l’orologio del Big Ben...
Un tocco di classe: il customer servirce dell’aeroporto ci ha distribuito per due volte da bere e qcs da mangiare. Visto che non mi fate volare, almeno siate gentili! Cheers!
Un’ala del terminal era una specie di campo nomadi, oppure un ospedale da campo dopo Waterloo: un sacco di gente accampata a caso, mancava il carretto per portar via i cadaveri e sembrava la peste di Milano dei “Promessi Sposi” - mhm, forse ho esagerato un po’...
Un altro giochetto entusiasmante per ingannare l’attesa era fare pressione con varie parti del corpo sulle bilance dei bagagli per vedere chi era più forte...Mattia (mio fratello, NdA) ha vinto con l’indice, io con il pollice. Mi chiedo perché manca alle Olimpiadi...
La faccio breve. Lo strodimento è proseguito fino alle 5, quando sono iniziate le laboriose operazioni di imbarco: quel giorno a heathrow hanno dovuto far partire un sacco di gente, visto che era il 24, e l’aeroporto restava chiuso il 25-26. Natale con i tuoi!
Ultima chicca prima di partire: colazione alle 6 di mattina da Burger King. Almeno quello! E ultima sorpresa: una notte simile non poteva finire senza una sorpresa. Vicino al mio gate becco Filippo, un mio amico del liceo, che non vedevo da almeno tre anni. Alle 7 di mattina. A Londra. Il 24 dicembre. Lasciamo perdere! Ciao Filo!

Arriviamo a Milano alle 11 di mattina, con solo 17 ore di ritardo. Ultima incazzatura: il bagaglio di mio fratello è rimasto a Londra. Ma questa è un’altra storia.

4 comments:

Anonymous said...

ah, ed io che stavo cercando di dimenticare. adesso mi tocchera' tornare in terapia.
comunque i tramezzini serviti dal customer service di Heathrow erano davvero buoni.
Geller

Anonymous said...

Avete la mia firma per mandare una petizione al comitato olimpico e includere la nuova specialità!!
baci

Olly said...

In compenso adesso ti gratti le ballonzole dalla mattina alla sera... anzi, dall`una del pomeriggio (quando ti svegli) alla sera...
:rabbiaaa:
:P

Versus said...

ciao socio!!!!
scusa l'assenza mi farò sentire quanto prima via mail!!!
tutto bene?
grazie per la segnalazione!
MITICO HOUSE!!!
ciao
ale